Il calcio alla politica

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“Balotelli! mai al Milan. Troppo destabilizzante ed inaffidabile”. Questo quanto affermava Berlusconi solo qualche giorno prima dell’ ok all’acquisto  ora realizzato, per una cifra importante e con un ingaggio decisamente in contrasto con i proclami di inizio campionato, quando il risparmio veniva issato a vessillo della generale politica dei club milanesi in tempi di crisi.

Non sta a me di criticare l’operazione, che ritengo giustificata per la valenza tecnica di Balotelli, ma anche complessivamente opportuna visto la quotazione odierna (in rapporto a quella sborsata per l’acquisto dal M.C.) e le prospettive del giovane ed indisciplinato atleta. Una scommessa, insomma, ma una buona scommessa.

Quello di cui vorrei invece discutere, per rapportarlo alla relatività di ogni questione, anche importante che quotidianamente ci assale, è l’abitudine che stiamo acquisendo alla mensogna ed alla correlata inaffidabilità verso la parola data da chiunque, indipendentemente dal ruolo ricoperto.

Perché, a pensarci bene, è ben difficile poter associare la volatilità delle asserzioni all’affidabilità di chi le effettua. E mi spiego meglio: come faccio a reputare affidabile chi mi dice una cosa e poi ne fa, subito dopo, un’altra e magari lo fa per asserita convenienza, dopo aver riflettuto sulla possibilità di un valido ritorno elettorale al relativamente modesto sacrificio economico?

Tanto, ovviamente, vale per Berlusconi, ma vale per chiunque si trovasse nella sua condizione. E vale per chi adotta questi comportamenti, ma anche per quanti li tollerano e ci ridono sopra, giustificandoli sulla scorta del detto “verba volant,….” quanto mai attuale ai nostri giorni e nei contesti di iper produzione di notizie a volte riportate senza filtro, a volte ripetute e propalate all’interno dei social.

Vorrei pertanto riflettere e, magari, fare una considerazione più ampia e comune, su questo modo di agire, su questa tolleranza diffusa ed avulsa dalle questioni trattate e dallo stesso ruolo degli asserzionisti.

Le capriole verbali che hanno per protagonisti i nostri politici, poi, sono certamente la parte più impegnativa della mia riflessione, visto che l’andazzo a cui siamo abituati è rappresentato in pieno dal recente accaduto in casa Milan.

Si parte da un discorso importante ed impegnativo, in cui prevale la logica della ragione e le spiegazioni fornite sono anch’esse adeguate. Si passa poi a valutare l’impatto dell’asserito in base ad indagini di mercato. Si finisce per operare in modo spesso difforme dall’assunto e tanto in barba a giustificazioni, perchè alla fine conta solo accontentare la maggiornza, per portarsela dalla propria parte strumentalizzando comportamenti ed azioni.

La serietà, in questo bailamme, conta poco e lo sanno i protagonisti che quotidianamente affollano la nostra scena, rappresentando un abominevole e sconclusionato spettacolo fine a se stesso ed utile solo a soddisfare il bisogno più immediato: piacere ai più e fare il meglio per se stessi.

Ecco, sta proprio qua la nostra debolezza. Pensiamo ed agiamo come cicale, deridendo ogni residua formichina, pensando che essere parte dei tanti innalzi il livello complessivo, quando invece, con questo sistema, finiamo per disperdere valore, per bruciare opportunità, per relegarci ai margini di un mondo che, inaffidabile come lo abbiamo ridotto, ci potrà risultare ostile e letale.

Il Milan, grazie a Berlusconi ed al suo narcisismo, ha regalato vittorie e trofei ai propri tifosi, che di tanto sono grati al Berlusconi a tal punto da confondere il calcio con la politica.

Berlusconi, grato per la fiducia restituita continua a mulinare i colpi del mercato calcistico (costi quel che costi) pur di rintuzzare la gratitudine  degli sportivi nelle attese confluente a voti per il suo partito.

Riflettiamo, quindi, e non mischiamo le cose. Il calcio alla politica, allora, lo dia l’elettore riflettendo sulla subdola azione che lo vorrebbe legare ad una riconoscenza malamente spesa, ad una fiducia pessimamente riposta.

Pinocchio, alla fine, ha sempre tradito perché non c’è mai stata una vera fata turchina a trasformare il nasuto burattino in un innocente ragazziono da rieducare. 

Il calcio alla politicaultima modifica: 2013-01-30T21:46:14+01:00da pachireggio
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