SERIE “A” e l’Italia nel Pallone

 

Chi l’ha detto che la Nazione Italia segna il passo, visto che neppure in Russia è riuscita a qualificarsi, nonostante i soldoni che muove e girano intorno al pallone?

E poi, persino la Rossa Ferrari, nonostante gli innesti teutonici, non risulta ormai competitiva in quel settore, motori ed innovazione, in cui ha sempre stracciato tanti, quasi tutti, anche se più ricchi e dotati di pecunia, grazie all’impiego di un talento che sembra caratteristica cromosomica della nostra gente!

Tutto, insomma, sembra concorrere alla sommaria dichiarazione di stato di crisi involutiva che da anni ha stravolto l’esistenza di chi vive nello Stivale ed isole adiacenti.

Politici, amministratori Pubblici e Privati sembrano aver perso quella verve che, nel corso di tanti anni, li aveva posto in prima fila in quasi tutti i campi, consentendo a meno di 60milioni di individui residenti (ma almeno altrettanti residenti in disparati Paesi esteri, ma sedicenti convinti italiani) di competere e vincere in ogni settore, purché settore di attualità e vario diffuso consumo, cioè ben impostato per apportare ricchezza e fama ai protagonisti.

Il degrado che avanza inesorabile, unito alle difficoltà di tenere il passo di vecchi e nuovi concorrenti, sta allontanando l’ Italia e gli Italiani dai vertici del benessere e della soddisfazione di vita, mentre, contemporaneamente, gli arrembanti nuovi concorrenti al successo, provengono da Paesi prima  giudicati terzomondisti, sottosviluppati, ma di fatto popolati da individui pugnaci e desiderosi di rivincita verso chi li ha pure rifiutati e quasi sempre sfruttati.

Ed è in questo ciclo che sopraggiunge la disfatta dei plurimondiali, di quelli che di pallone si sono cibati a lungo, procurandosi piaceri e dolori, ma rimanendo sempre desti e sferzanti pur di non chinarsi alle prepotenti fugaci comparse o alle storiche compagini nazionali di pari rango (Brasile, Germania, in particolare).

Ma, tornando al tema, dopo tanta formazione di valenti CT, dopo lo sviluppo di una colta e competente moltitudine di tattici e preparatori atletici, al cospetto di sfiziosi degustatori dell’estetica pallonara, può una nazione perdere terreno in modo così vistoso e repentino proprio nello sport nazionale per comune consuetudine senza che intervenga un moto popolare che ne sovverta gli equilibri, praticando quel giustizialismo geneticamente riconducibile all’italiano medio? E, se così fosse, quel teatro che sono sky e premium, oltre che rai-sport, con l’aggiunta di social che più popolari non si immaginano, cosa si potrà fare per mantenere vivo l’interesse sul comparto, evitando quel raffreddamento che potrebbe derivare dalla disintossicante carenza di eventi?

Io sto con chi presume che le vere rivoluzioni sono quelle del pensiero, che traccia facilmente le nuove strade, avvia verso nuovi percorsi, lancia e consolida le nuove mode. Per cui domani sarà pur sempre uguale, anche se cambiasse il tema trattato, nonostante l’esigenza di aggiornamento ed approfondimento, tutto lascia supporre che a cambiare  non sarà il salotto italico, quello che deriva dall’agorà greco-latino, che forgiò le menti alle palestre del pensiero, vera incubatrice delle democrazie e dei conseguenti processi, ovvero, di conducenti mirati dibattiti verso l’applicazione delle norme ad analisi ultimata. Insomma, morto il calcio, rimarrebbe in piedi lo sport nazionale, fatto di polemica e pareri, di letture e spiegazioni, di partecipata e condivisa appartenenza, che democraticamente appiana e conduce alla meta.

Insomma, politica Italiana, filosofia di vita pallonara.

 

 

SERIE “A” e l’Italia nel Palloneultima modifica: 2017-11-27T15:58:36+01:00da pachireggio
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