Ci siamo, in serata si gioca la prima di un trittico di partite che vale mezza stagione. Si comincia a Napoli (in terra di borbonia) e si finirà a Torino (monarchica terra, ad ospitare la per ora rinata prescrittese), passando per Atene (culla svuotata di democrazia ove Olimpiakos regna ancora sovrana).
E la domanda nasce spontanea, per quelli di fede bianconera: ma c’è ancora da stare Allegri? Alla luce delle jellate sedute di allenamento che continuano a restituire infortuni dopo infortuni?
Consegue che, come spesso accaduto, si va in campo a disputare scontri di vertice con importanti assenze e con complicazioni tattiche e di adattamento ai ruoli per via degli assenti. Con il lustro di luna che ci rischiara il tormentato cammino, ci manca poco che non salti qualche altro titolare in corso riscaldamento.
Il Napoli gioca bene, utilizzando una rosa contenuta e praticando schemi stabilizzati e ben assimilati; la Juventus, invece, improvvisa e sonnecchia, aspettando troppo ed impiegandosi appena a sufficienza, almeno finché non è costretta ad inseguire; perché solo allora e non senza imbarazzante fretta, prova a spingere sul serio. a
Ancora, pur giocando veloci e precisi, i napoletani sbagliano poco e vanno sempre in goal secondo schema; gli juventini, tengono palla in orizzontale, verticalizzano poco, si affidano all’estro ed all’inventiva del fantasista, obbligando a logorante lavoro di manovra e recupero anche i finitori.
Stasera, insomma, sarà scontro tecnico, oltre che fisico, con protagonisti 2 allenatori tatticamente agli antipodi, uno dei quali speranzoso di rivalsa, dopo anni di inseguimento poco producente; l’altro pacatamente conscio del vantaggioso passato, che gli ha procurato utili e quasi poco danni.
Io come tanti altri, penserò ad altro, fino al fischio d’inizio, quando poi, nel confort casalingo, mi assaporerò la partita, la prima di un trittico che vale una stagione, nella certezza che si giocherà solamente, pur facendo maledettamente sul serio.
Allegri, dunque, che è giunta l’ora per riprovare chi è il più forte.