Sport e spettacolo


Considerato, dopo il boom mondiale, che  il calcio, specialmente di serie A, è in discesa di auditing, qualcuno ha deciso di voler ridiscutere i termini contrattuali che avevano definito l'acquisto in esclusiva dei diritti TV, adducendo, fra l' altro, motivazioni che fanno riferimento ad inchieste e scandali, a squalifiche e penalizzazioni, tentando di oggettivizzare fattori eccezionali ma comunque correlati all' alea caratterizzante gli accadienti terreni e che possono a volte far fallire progetti ambiziosi di comuni mortali.


E ciò  vale anche per i casi in cui, per la notevole contropartita in gioco, i rischi da mettere in conto, al momento della stipula, non debbono essere assolutamente sottovalutati.


Ogni commerciante sa bene che, discusso abbondantemente di tutto, una volta siglato il contratto è stupido appellarsi al di fuori dei regolamenti previsti, salvo mala fede. Perché anche i fattori eccezionali, se rientranti nel novero dei rischi di settore, devono assumere la veste di forza maggiore ed ineluttabile perché possano determininare l'annullabilità o la nullita' del contratto.


Ma di altro urge parlare, in questi giorni di grande revisione e di ripensamenti.


La grande popolarità degli avvenimenti sportivi in genere è andata progressivamente scemando, sia  relativamente ai, così detti, sport maggiori, sia per quelli minori.


Il pubblico, probabilmente per grave indigestione e pulsione di rigetto post smodata abbuffata televisiva, non è più disponibile a tempo pieno a seguire ogni tipo di sport. Soprattutto il pubblico giovanile rimane freddo di fronte ad avvenimenti sportivi rilevanti; ed il distacco è così accentuato che anche la pratica sportiva segna vistosamente il passo.


Parlando con preparatori ed allenatori amatoriali, si ha il segnale di questa malattia cronicizzata, per cui lo sport popolare e di massa  più diffuso, il calcio, non registra l'iscrizione ai corsi da parte dei potenziali futuri campioni. I vivai delle società di periferia, ma anche quelli più importanti e di sperimentata attività, sono deserti o frequentati in modo insoddisfacente.


D'altro canto, non sembra che vada meglio in altri settori sportivi, perché ogni disciplina registra sempre meno tesserati e sempre meno mecenati disposti a sacrificare i propri interessi per una passione che non fa più moda.


In ogni città, credo, nel momento in cui ci si pone la domanda circa il futuro di società sportive, tutto fa intravvedere l'estrema incertezza che grava su orizzionti prossimi.


L'educazione, il rilassamento eccessivo, l'over_dose televisiva, il tutto tranne che la fatica e tanto altro si aggiunge e determina il risultato che sta sotto gli occhi di ogni osservatore: il declino della pratica sportiva; il disinteresse crescente verso i risultati e la competizione agonistica.


C'è dunque da indagare sulla causa di ciò, sul motivo o sui motivi determinanti questo regresso repentino dell'attenzione verso questa forma di spettacolo prima tanto coinvolgente.


Certo, come richiamato sopra, ha molto influito la paranoica trattazione quotidiana di aspetti futili e di nessuna vera importanza da parte della televisione. Ed una responsabilità è pure da rinvenirsi nei temi della carta stampata, sempre più orientata a sparlare di sport e di cullarsi sul gossip riferito ai presunti protagonisti.


Un ulteriore  influenza negativa è da addossare agli interessi economici che hanno finito per sovrastare, coi loro esclusivi interessi, quelli veri e popolari che aveva precedentemente contribuito a rendere più partecipe lo spettatore.


Ed ancora, la partigianeria, la fine del tifo vero e dell'dentificazione con i colori e con la società sportiva, per cui è cessato il collegamento emotivo, sostituito dal mercenarismo e dall'assenza di remore da parte di protagonisti troppo professionisti e poco o nulla passionali.


Ed infine il doping e la mancanza di correttezza e di rispetto delle regole ha dato il definitivo colpo di grazia ad un settore che poteva garantirsi il futuro mantenendo non solo le apparenze, ma la sostanza stessa dell'onestà.


In questo generale contesto di degrado e decadimento urge prendere coscienza dell' impossibilità di rinvio di una cura pesante ed adatta ad un malato moribondo, ma la cui probabile fine deetrminerebbe la fine di tutto il resto.


Questa riflessione, dunque, dovrebbe essere a base e guida di ognuno rivesta ruoli di responsabiltà nel contesto sportivo. E principalmente in quelle discipline che hanno, non solo una storia, ma soprattutto la responsabiltà di dover contribuire al finanziamento di quegli sport minori solo per spese e necessità finanziarie, ma sempre più proiettati ad attrarre i fuoriusciti dagli sport maggiori, per i quali la massa non nutre più sufficiente fiducia, ritenendoli adombrati da corruzione ed interessi prevalenti niente affatto sportivi.


Auguriamoci che ciò accada ed accada prima che sia troppo tardi.


 

Sport e spettacoloultima modifica: 2007-01-27T16:53:39+01:00da pachireggio
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