Uccelli di …….fuoco.

Siamo abbuffati di caldo e secchi da fare invidia, nonostante l’iperalimentazione familiare.
Non c’è giornata in cui il cielo terso e sgombro di nuvole, non mostri macchie di nero, fumo che sale e si spande, a permeare di alitosi zolfata ogni rigoglio estivo.
La calura diventa più insopportabile anche per questo e tu ti chiedi come mai, nonostante le fiamme dei giorni passati, ci sia ancora un tappeto di secco che brucia.
I poveri volatili e gli altri inquilini delle macchie, a dire il vero, sempre meno mediterranee, fanno a gara per scappare e per mettersi in salvo.
Anche i malcapitati contadini o boscaioli, magari per diletto oramai, sono letteralmente inerti e paralizzati di fronte all’avanzata invincibile del fuoco e si limitano, per quanto possibile, ad isolare i poderi, sempre meno puliti ed irrigati, da sterpaglie e fossati riempiti di rovi. Sanno bene che la lotta è impari, perché comunque una scintilla scoccherà imprevedibile, a dare il via alla pira che tutto divora, sacrificando, insieme con la speranza di nuove produzioni, anche le piante che mai più daranno frutti.
Alla fine, forse, quando tutto sarà passato, subentrerà la grandine o qualche altra procellosa azione della natura che si ribella alla devastazione che l’uomo continua ad attuare nel suo habitat.
Unico baluardo è, contro il fuoco devastante, una serie di aerei di un bel colore arancione, che ben si evidenzia nel cielo o sulla superficie del mare.
A guidarli piloti civili che sanno di sacrificio, mentre compiono azioni dopo azioni ore infinite di volo e raid arditi su montagne di fumo, lanciando carichi enormi di acqua salmastra sulle lunghe lingue che ambiscono il cielo, arroventano intorno e rendono precario lo sforzo di chi volteggia a fissare il bersaglio.
Non so quanto costa questo alla collettività, ma so che senza questo sacrificio non resterebbe molto di verde, forse neanche di vivibile in un contesto troppo degradato per apparire civile.
Ma nei costi, non riesco ad immaginare quanto sia imputabile alla voce stipendi per questi professionisti del volo radente, per questi eroi che solcano il cielo a bordo di uccelli di ferro che lottano contro le fiamme usando armi naturali, ma decisamente efficaci, risparmiando lo sforzo degli uomini che, in tempi passati, lottavano pure, con armi diverse, per fronteggiare i fuochi che corrono e portano devastazione.
Anche i pesci che, intrappolati nelle carlinghe faranno l’ultimo viaggio fuori dal mare da vivi, in fondo potranno saziare con le loro cotture un arsenale igneo che erode la terra e, complice la calura estiva, divampa sul prato ed infuoca l’aria, cospargendo cenere e lapilli intorno larghi cerchi.
Onore, dunque, ai prodi aviatori e prosit ai loro aeroplani, capaci di atterrare sulle onde e da lì di spiccare il volo verso obiettivi rossi e roventi, con il carico di acque salmastre che sole potranno ostacolare la zolfatara che brucia arroventa, che tinge e secca, mentre annulla la vita che pure troverà novella forza per riaffermarsi.

Uccelli di …….fuoco.ultima modifica: 2003-07-29T23:56:50+02:00da pachireggio
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