ATLETA & MITO

Lo SPORT in generale e quelli soprattutto più popolari, come il calcio, sono stati sempre vetrina delle gesta di grandi atleti, che ne hanno fatto la storia, mentre realizzavano grandi imprese.
Il binomio sport di massa e atleta popolare ha da sempre caratterizzato lo scenario sportivo, per cui, in concomitanza con la realizzazione di grandi imprese soggettive, si è registrato un fortissimo impatto popolare della disciplina sportiva che ne ha registrato il cimento.
Grande sportivo, grande immagine, grande seguito.
Su questa base siamo cresciuti, noi adulti di oggi, respirando quell’area quasi magica che ha fatto contorno all’impresa che ci ha coinvolto e segnato, perché in grado di segnare la nostra mente, raccordandola a quell’epoca ed a quel momento, indelebilmente coniati nella nostra storia.
E, se ciò non bastasse, un ricordo non poteva allontanarsi dall’eroe che ne aveva realizzato l’impresa, appunto mitico come la sua azione.
La magnificazione dell’eroe risultava ampiamente giustificata, considerato che il contesto socio-economico non era fuori dal comune, mentre l’azione realizzata, il record raggiunto, quelli si che potevano uscire di diritto dal reale e rappresentare, con il loro attore protagonista, il mito.
Grande atleta = grande uomo.
Ciò che valeva in proposito, oggi, per gli eroi consumistici e consumati che ci fanno da contorno, non è più la vera ed unica regola.
Pensiamo e mettiamo a confronto l’esempio del passato, del recente passato e di oggi, per immaginare anche l’atleta mito del futuro.
Pelè, per rimanere nel campo sportivo, rappresentava ed è il mito popolare, l’uomo comune che si veste di mito nel momento in cui, vincendo le regole di questo mondo, è riuscito a diventare il grandissimo campione che ricordiamo e che ancora oggi, rivedendone le gesta, ci pare magnifico.
Platinì, solo qualche decennio dopo, rappresentava e rappresenta il mito del pallone giocato in modo più atletico e spettacolare, visto che il vero protagonista comincia a spogliarsi della soggettività ed assurge a spirito esaltante per una prestazione più collettiva, più degna di una squadra.
Entrambi sono uomini mito ed entrambi, oltre che per il loro valore atletico-sportivo, rappresentano ed incarnano il mito anche per il fatto di essere stati uomini di onore, protagonisti signorili entro e fuori dei campi di gioco, durante il loro periodo atletico e dopo nell’ambito della loro vita successiva.
Oggi, se dobbiamo immaginare un grande protagonista di questa disciplina, gioco forza si deve pensare a Ronaldo. Solo che lui, mi si perdoni per la schiettezza, non mi pare affatto mitico. Ha giocato con un tornaconto estremamente vantaggioso in termini economici. Ha cambiato colore e squadra sputando alla lealtà ed ai sentimenti, palesando irriconoscenza e scarsissimo affetto. Gioca per contratto e si impegna con assoluta relatività, perché le sue emozioni non risultano coinvolgenti. Adesso, fresco pallone d’oro, ha contribuito in modo determinante alla conquista dell’ennesimo scudetto del REAL MADRID e tuttavia non credo possa rappresentare l’emblema di quella squadra. Si allena e gioca, ma i soldi vengono prima di ogni altra cosa, e non è certo il suo un caso isolato.
Domani, quando tramonterà Ronaldo, probabilmente potremo immaginare ulteriori protagonisti senza spina dorsale che si impegneranno, nei limiti del codice di professione, per gestire freddamente e distaccatamente imprese estremamente performanti ma, ahinoi, niente affatto mitici.
Forse è la fine del mito sportivo, annullato dal soldo che compra tutto e condiziona ormai anche le nostre emozioni, sempre meno popolari, sempre più contingenti e legate ad un tempo estremamente breve ed insignificante anche per una vita media.
Chissà che memoria avremo, fra qualche decennio, del tempo passato!

pachir

ATLETA & MITOultima modifica: 2003-06-25T22:06:26+02:00da pachireggio
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