La crisi nerazzurra

Pare, a giudicare da queste prime giornate, che anche il 2003/2004 sarà per i tifosi interisti un’annata amara e piena di polemiche. Ed il fatto che ci sia un Presidente mecenate non può neppure portare tranquillità, perché è troppo evidente che a pesare, per le annate che si ripetono negative, non è certo l’assenza di impegno finanziario.
Sono altre le mancanze ed i limiti di una società che spende sempre tanto ed ottiene poco, quasi niente in confronto all’impegno profuso.
Non si riesce poi a capire quale possa essere il fattore maggiormente influente a determinare una criticità così ricorrente da apparire stabile e fisiologica. Se è la carenza di preparazione ed i conseguenti infortuni, molto più gravi e ricorrenti che in altre squadre; oppure se si tratta di limite tecnico, con responsabilità imputabile all’allenatore ed al suo staff tecnico; oppure ancora l’assenza di disciplina adeguata, che determina un impegno imperfetto e comunque inefficace da parte di atleti ben pagati e da annoverare, almeno sulla carta, fra i migliori professionisti del pallone.
Il risultato comunque non cambia ed è evidente che anche la tifoseria più sportiva non può fare a meno di rassegnarsi, limitandosi a riderci sopra senza eccessivi ed inutili drammi.
E fortuna che gira proprio in questa direzione, visto che anche la cocente ultima sconfitta di domenica, alla fine del derby MILAN – INTER, non ha determinato eccessivi tumulti o esasperazioni per una sconfitta maturata sul campo, ma preventivabile prima dell’incontro.
La meraviglia non può nemmeno ricondursi all’apparente riluttanza del Sig, Moratti a licenziare un tecnico che ha fallito la sua missione, non riuscendo, per l’ennesimo anno, a partorire una squadra di calcio capace di dimostrare qualcosa di diverso dagli assoli che, occasionalmente, ravvivano lo spettacolo del Meazza.
Probabilmente, quest’incertezza è conseguente all’esperienza poco felice che ha riguardato i licenziamenti ripetutamente operati in passato, nonostante i quali la migliore prestazione risulta ancora riconducibile all’epoca Radice/Ronaldo, che per pura sfortuna non ha consentito di passare agli annali, ma che è finita nel modo più squallido. Tutte le manfrine che si sono successivamente registrate hanno finito per determinare un progressivo peggioramento del clima di fiducia, per cui, allo stato, un cambiamento ulteriore, limitato ad una sola delle variabili in campo, non servirebbe certo a migliorare la situazione, né potrebbe scrollare l’alone di negatività che attanaglia l’Inter e che finirebbe per influenzare molto negativamente l’impegno di un altro tecnico o di altri atleti, come purtroppo occorso in passato con tranquilla ricorrenza.
Io non sono interista e potrei forse gioire, da tifoso, di siffatta situazione. Ma da sportivo e da sportivo italiano non posso fare a meno di dispiacermi per i ripetuti fallimenti di questo Club, che non possono non incidere negativamente in ambito nazionale, considerato che validi calciatori, in condizioni normali parecchio utili per le sfide europee e mondiali, finiscono col subire involuzioni molto marcate, rischiando di perdersi o, quanto meno, di non riuscire a dare il contributo che da loro ci si aspetterebbe di avere.
Per questo dico allo staff tecnico dell’Inter di valutare attentamente le responsabilità di cui sono portatori e di decidere, alla luce di questi aspetti prevalenti, l’eventuale cessione della società a persone più competenti e, possibilmente, meno segnati dalla malasorte.
Chiedo scusa per la franchezza, ma i soldi non sono tutto!.

La crisi nerazzurraultima modifica: 2003-10-08T00:30:01+02:00da pachireggio
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