Milano amara…

Locatelli Goal

Buona domenica 23 ottobre,

nonostante l’amaro in bocca, ancora al risveglio, per la sfortunata sconfitta di ieri sera. Meazza, in Italia ancora teatro del pallone anche in epoca pallonara, non dice bene alla Juve per la seconda volta in poche settimane. E, dopo l’Inter, resuscitata per l’occasione, che ha vinto in rimonta per 2 a 1, è stato la volta del Milan, sempre cinese, a tagliare la strada ai bianconeri, con un perentorio 1 a 0 che ha reso meno sorridente e telegenico il Mister (…comunque sempre Allegri!) che, facendo un po’ più di sforzo, ha proseguito a comunicare senza spocchia e polemica, perché, comunque vada, si rimane la Juventus con un mezzo pieno prevalente in ogni caso.

Ed è quello uno dei motivi da sottolineare, mentre si medita e si riflette, cercando di indovinare il futuro prossimo imminente, visto che la stagione e le competizioni sono solo all’inizio, non c’é ancora nulla di deciso e gli equilibri sono veramente instabili per tutti, anche per i superfavoriti come appunto la Juventus, sia pure sulla carta, che poi sul campo è sempre storia diversa e più imprevedibile come gli infortuni e le convalescenze.

Ieri sera le telecamere, sul finire dell’incontro, hanno colto il presidentissimo Andrea Agnelli lasciare con faccia tirata la tribuna. Per la mentalità dello juventino doc, nonostante la sportività proclamata e praticata, perdere contro una delle tre o quattro rivali storiche (ed il milan lo è per tante assonanze nella diffusa pratica di vincere a lungo anche se in epoche diverse) è insopportabile, perché la logica e la riflessione lasciano spazio alla passione, per la quale conta solo primeggiare, prevalere, rimanere indiscutibilmente i più forti, con tutte le implicazioni correlate, in primis quelle degli incassi, del bilancio, della programmazione.

Ed io, da tifoso geneticamente juventino, mi immagino il seguito della sua serata, a sforzarsi ad andare oltre l’amarezza, senza giustificare il risultato alla luce di statistiche e sfortunate circostanze, ma traendo positivi spunti utili a rialzarsi in fretta per riprendere a correre, nonostante l’incidente.

E’ suo compito, come di tutta la dirigenza sia tecnica che amministrativa, mantenere alto il morale, proseguire nel convincimento di rimanere più forti anche nell’umiltà della sconfitta accettata, per evitare che la delusione abbia il sopravvento, soprattutto nei più giovani e meno abituati  agonisti che compongono la formazione (ahinoi) variabile, che ogni anno ci si ritrova a dover amalgamare, ritarare, rieducare alla prevalenza sul campo contro ogni avversario; perché la parola d’ordine rimane vincere sempre, come se ciò fosse umanamente possibile.

E, da buon tifoso, il dopo partita, a seguire i commenti e la conferenza dei mister, di mister Allegri in particolare, per coglierne gli auspici, da mero stregone , dopo la vivisezione a caldo del sacrificio. E’ basilare dire cose giuste, compassate, misurate; mai scendere a livello polemico e tuttavia gestire in positivo ogni attacco o critica ti muovano, perché oramai sei seguito da molti, anche dai tuoi calciatori che non devi illudere, ma neppure deludere.

Ed Allegri è ormai un maestro, uno che si concede volentieri a questo esercizio di purificazione e di rilancio, che aborrisce da ogni  alibi e sferza in positivo gli attori ed i convenuti di questo ormai rituale processo mediatico, discendente dai contratti di cessione dei diritti televisivi e responsabile della mercificazione del calcio di oggi, senza più bandiere e con più interessi finanziari e meno passione popolare.

Ed il mister non delude ancora una volta, parlando del campo, del confronto sul campo, degli errori tattici e delle complicazioni , ma limitatamente a quelle della propria squadra, senza neppure un riferimento negativo ad alcuno dei protagonisti, almeno in chiarezza; perché, invece, risentendolo, ti dice sempre cose che vanno oltre le parole e che, senza diretta citazione, riescono a cogliere ogni particolare di rilievo, oltre che l’essenza dell’impresa appena completata, vincente o meno che fosse stata. E ti indicano dunque anche il prosieguo da subito, compreso l’eventuale provocatorio lasciare liberi per un giorno chi ha bisogno di resettare la fatica dello sforzo prima di riprendere a sforzarsi per i mesi a venire. Quando si ha a che fare con professionisti, non sipuò non trattarli di conseguenza: messaggi chiari tecnicamente per addetti ai lavori, secondo il codice interno che ogni gruppo vincente si deve dare e che deve continuare ad avviluppare, per proteggere da ogni esterna interferenza, la comunicazione fra i componenti la squadra, per fortificarla nel segreto delle vere debolezze mai da propalare.

E’ l’arte difficile di ogni maestro, di ogni leader che conta e che si propone di vincere trainando alla vittoria. Ogni Coatch la persegue quest’arte, i migliori la sviluppano e fanno scuola oltre l’esperienza del momento.

Noi tifosi, intanto, a fremere e sbottare, al limite di una pazienza che ci indispone e non ci aiuta a rimanere coerenti ed umani: non si può sempre vincere, ma si deve sempre aspirare alla vittoria; ed essere vincenti non è solo questione di prevalenza nel breve periodo, ma disciplina che aiuta a mantenere uno status che nessuno acquisisce in eterno.

Altrimenti,  che gioco sarebbe!

 

Milano amara…ultima modifica: 2016-10-23T10:05:29+02:00da pachireggio
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