Mi limiterei a fare qualche riflessione, per contribuire ad individuare una seria risposta.
Il girone di coppa non era affatto complicato; la Juve se lo è però reso difficile già dopo il primo ncontro, in cui, complice una approssimativa preparazione, il Copenaghen ha imposto un pareggio troppo riduttivo e non giustificato dai valori in campo(anche rispetto a capitali e campioni).La partita di Madrid è stata segnata dall’arbitraggio, troppo casalingo, ma era comunque da preventivarsi relativamente ad una possibile sconfitta. Il prosieguo, invece, compreso il pari a Torino contro il Galatasaray, quello col Madrid, la stirata vittoria(unica e sola alla fine del girone)col Copenaghen hanno di fatto consegnato alla cabala del meteo e degli imprevisti una qualificazione che somiglia tanto alle false ripartenze del buon Alonso nel corso di un’annata no (Fiat – Juventus…troppo uguali). Insomma, la Juve ha fatto quanto non ci si aspettava accadesse per il secondo anno consecutivo e con minor fortuna rispetto all’anno 2012-2013, quando la difesa aiutava a vincere più di quanto non accada quest’anno, pur segnandosi sempre col contagocce, almeno in Europa.Ed il peggio è che la Juve, anche se sul campo, uno spavaldo Napoli ha dimostrato che si può mancare la qualifica pur battendo tutti i componenti il girone(almeno 1 volta) e totalizzando 12 punti, la Juventus, dicevo, doveva risultare la più forte e candidata delle italiane. Ed invece, contro ogni pronostico, solo il Milan torna “Allegri” e passa al la fase successiva, mentre le altre 2 alla cenerentola delle coppe, senza neanche il favore dei pronostici, visto il livello delle contendenti. Ed un Milan che , proprio stasera affronterà l’Inter nel derby della madonina, con l’idea che l’occasione può trasfigurare. Ma tornando al discorso sopra enunciato, penso che il problema delle italiane sia meramente psicologico e molto legato all’abitudine di fare troppi calcoli e rinvii (come accade in ogni campo, non solo sportivo, in questa fase di decadenza!). La paura di non rischiare determina la radice delle sconfitte inattese. Sopravvalutando ogni avversaria, per paura di risultare eccessivamente spavaldi, determina per i nostri molto tattici allenatori (anche quelli che, come Conte, vorrebbero imporsi sempre sul campo) un riguardo eccessivo verso antagoniste per nulla all’altezza. E poi, quando lo scoramento si unisce alla stanchezza, ecco che la fatalità può ben determinare l’inatteso risultato penalizzante. In più, sempre per via di eccessivi tatticismi, si finisce per non sfruttare i colpi disponibili ad averli in canna, giocandosi le carte buone con ritardo o quando già bruciate. Ed il Milan fa eccezione perchè Presidente ed amministratore delegato, già in fase di mercato levano all’allenatore la possibilità di fare troppi tatticismi, consegnando un parco giocatori molto offensivo e con rare pedine centrali e difensive. Ed il resto lo fa necessità(infortuni compresi) che, levandoti l’imbarazzo, ti impongono di schierare chi rimane, prevalentemente gente che offende e poco o male difende. Questo rischio, almeno in Europa paga; mentre in serie “A” fa pagare pegno.
BUONA DOMENICA SPORTIVI.